Irnerio, lucerna iuris: il fondatore della nostra scuola di diritto

Un approfondimento di Daniele Luigi.

Oggi rendiamo omaggio a una figura importante ma troppo spesso dimenticata della nostra tradizione giuridica: Irnerio, fondatore della scuola di diritto di Bologna, considerato il padre del metodo esegetico e protagonista della rinascita del diritto romano in Occidente. A lui si deve l’avvio di quella tradizione che ha reso l’Alma Mater Studiorum il primo grande centro europeo di studio del diritto.

A Irnerio viene attribuito il celebre soprannome di lucerna iuris, ovvero “lume del diritto“, che riflette il ruolo fondamentale svolto nella diffusione e interpretazione della scienza giuridica. Fu anche definito illuminator scientiae nostrae, l’illuminatore della nostra scienza: il diritto.

 

Di lui si sa relativamente poco. La sua figura emerge da quattordici documenti databili tra il 1112 e il 1125, nei quali è definito causidicus (avvocato) e iudex bononiensis (giudice bolognese). Nel 1116 risulta probabilmente presente alla corte imperiale, e si ritiene sia morto poco prima del 1140, durante il regno longobardo di Lotario II di Supplimburgo

La vera rivoluzione di Irnerio fu metodologica: introdusse il sistema delle glosse, annotazioni e spiegazioni scritte a margine dei testi giuridici, in particolare del Corpus Iuris Civilis di Giustiniano. Questo metodo rese accessibili, studiabili e applicabili i testi romani, contribuendo a formare una nuova generazione di giuristi europei. Fu anche il primo a utilizzare nel diritto il famoso terzetto Titius, Gaius et Sempronius, ancora oggi impiegato negli esempi dottrinali.

Il suo lascito si intreccia con quello di Lex Iuris, la nostra scuola: la lucerna, simbolo del lume della conoscenza, diventa omaggio tangibile al giurista che illuminò l’intero sapere giuridico con il suo genio.

Irnerio ebbe quattro allievi celebri – Bulgaro, Martino Gosia, Jacopo e Ugo – noti come i quattro dottori, che garantirono la continuità della scuola bolognese anche dopo la sua morte. La leggenda narra che, sul letto di morte, Irnerio fu interrogato su chi dovesse ereditare il suo sapere. Avrebbe risposto con parole divenute proverbiali:

“Bulgarus, os aureum; Martinus, copia legum; mens legum est Ugo; Jacobus, id quod ego.”

Una formula che trasmette, con vivida efficacia, i tratti distintivi dei suoi discepoli, e con essi, della scuola che stavano per edificare.

Eppure, la memoria di Irnerio si eclissò nei secoli successivi. Solo nel XIX secolo, grazie agli studi degli storici tedeschi, la sua figura venne riscoperta e rivalutata come fondamentale per la storia del diritto europeo.

Oggi, come Polis Futura, il nostro ricordo va a Irnerio non solo come figura storica, ma come simbolo vivente di ciò che il diritto deve sempre essere: luce nella complessità, metodo nella ricerca, trasmissione della conoscenza. E in questo spirito continuiamo il suo cammino.

 

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